martedì 22 febbraio 2011

All About Superga

N.b.: chi mi segue su Twitter questa storia la conosce già :P

Io odio le Superga.
Non le ho mai sopportate. Da piccola erano parte integrante della mia divisa estiva dal lunedì al venerdì, alternate ai sandalini da fraticello : /
Ho sempre sostenuto che fossero scarpe da portare solo, unicamente ed esclusivamente con le calze (e quindi con i pantaloni lunghi) e invece no! vanno portate coi pantaloncini e senza calze.
Ma solo a me tagliavano i piedi? Solo a me bruciavano la pelle? Solo a me venivano le bolle? Non erano scarpe, ma strumenti di tortura. Facevi due passi a Luglio, ti sudava il piede ed ecco che si instaurava un microclima che neanche la foresta pluviale.

Io le ho sempre avute tutte rigorosamente panna. Madreh così aveva deciso, l'udienza è tolta.
"Ma potrei averle blu, almeno stavolta?"
"Giammaiiiii! Figlia eretica, cosa ti passa per la mente! Raussss!"
L'incubo peggiore avveniva quando, a metà estate la suddetta Madreh decideva di lavarle, in quanto lercie bisunte, e il color panna non aiutava di certo. Lavarle, certo: IN LAVATRICE.
Quelle maledette si accartocciavano tutte e quando le indossavi ti sembrava di infilare i piedi in due banane, che rimanevano curve anche quando camminavi.
E facevano gnìììc gnììììc sui pavimenti lucidi. Da sotterrarsi.

Alle medie un'amichetta vestita sempre perfetta arrivò a scuola indossando Superga celesti.
Avevo immediatamente bisogno di un paio di Superga colorate anche io.
Povera piccina, non riuscivo ad afferrare che il fascino che quelle maledette scarpe di tela esercitavano su di me, povero mostriciattolo dai corti capelli crespi e in preda alle battaglie ormonali in pieno viso, non era dovuto alla novità delle scarpe colorate, ma era invero dovuto al fatto che erano celesti (colore sotto il cui giogo ogni bambino ben vestito che si rispetti doveva passare).
Inconscia di tutto, ciò incominciai a tartassare Madreh per avere un paio di scarpe colorate. Ella, evidentemente distratta da altri pensieri, acconsentì e la sventurata scelse: "Le voglio gialle".
Le sonore risate dei miei compagni di classe alla vista dei miei piedi color pannocchia (l'effetto era del tipo paperino-con-le-zampe-palmate) rieccheggia ancora nelle mie orecchie.
Se già mi sentivo lievemente insicura questo episodio decretò il mio crollo psicologico totale.
E il mio odio generale verso quelle maledette scarpe torinesi.

Tutto questo per dire che Alexa Chung è la nuova testimonial di Superga.

venerdì 18 febbraio 2011

DIY #1: Studded jeans shorts

In giro per il web ne ho guardati, studiati, spulciati a migliaia ed ora è arrivato il mio turno!
Il lampo mi è venuto mentre mi sono ritrovata domenica mattina, prima dell'ora di pranzo, seduta per terra sul tappeto della mia camera (quando "lavoro" per terra significa che sono totalmente assuefatta da quello che sto facendo :D), forbici in mano a tagliare un paio di jeans ormai arrivati la capolinea.

Ecco quindi un fondamentale DIY, o meglio, per dirla in modo sano alla nostrana, fai-da-te per fare dei truzzissimi pantaloncini jeans borchiati!
Naturalmente non devono essere per forza corti, le borchie si possono applicare ovunque. Io ho scelto di metterle su un paio di jeans tagliuzzati perchè so che non li userò proprio tutti i giorni (non è che sia proprio amica del metallo sui vestiti), così ne approfitto e uso un paio di pantaloni rovinati.

Dunque iniziamo.
Cosa ci serve?
Ovviamente il nostro paio di jeans, un sacchettino di borchiette (io ho usato quelle quadrate a piramide con due linguette ai lati, un paio di pinzette piatte.


Tagliuzziamo per benino i nostri pantaloni, all'altezza che vogliamo, e decidiamo dove mettere le borchiette. In questo caso ho deciso di metterle intorno ai bordi delle tasche sia davanti che dietro.
Procedete così: partite naturalmente da un bordo esterno, posizionate la borchietta contro la stoffa e premete verso il basso fino a che le linguette non "passano" la tela.
Girate la stoffa e con le pinzette piatte piegate le due linguette verso l'interno.
E' stata la prima volta che ho avuto a che fare con l'applicazione delle borchie, per cui il risultato non è stato precisissimo (contate anche che il jeans è una tela molto rigida, per cui si fa un po' di fatica a far passare le linguette). Sarebbe stato carino mettere le borchie una vicina all'altra, ma ci vuole pazienza e precisione. Io le ho messe leggermente distanziate tra loro.



Il risultato che dovete avere sul retro dovrebbe essere così:


Ecco il mio elegantissimo paio di pantaloncini davanti:


e dietro:


Consumati al punto giusto, sfilacciati e borchiati.

You rocks, girl!!!!!!

martedì 15 febbraio 2011

Capita che...

Capita che in certi giorni della settimana la mia via alla sera diventi il parcheggio preferito di una massa di caproni che hanno come scopo ultimo nella vita capottarsi all'inverosimile gonfiandosi come otri e passare le ore alla luce del sole rantolandosi dai postumi e dalla nausea.

Capita che quei famosi giorni coincidano con gli unici momenti in tutta la settimana in cui io prendo la macchina.

Capita che, al mio ritorno a casa, io cerchi parcheggio nella MIA via: o non lo trovo a causa dei suddetti caproni o, se lo trovo, ho sicuramente qualche remora a lasciare all'aria aperta la macchina in ogni caso avendone viste di tutti i colori (gente che espelle da qualunque buco abbia sul corpo sostanze di dubbia natura. E non vorrei che capitasse sopra/a fianco/in prossimità della mia povera vettura). Per cui, in ogni caso, mi tocca parcheggiare nel box, che non è proprio vicinissimo a casa e in una strada così sicura.

Capita però anche che ci sia un veicolo da me amato che invece-poverino-sta sotto casa tutto il tempo, compresi i giorni critici sopra considerati: la mia wespetta.

Capita poi che le pubblicità prograsso sulla guida in stato di ebrezza non facciano effetto e i caproni (sì, ancora loro), ingurgitati quei 4 o 5 litri d'alcool che li soddsfino e li facciano giungere al settimo stadio del karma cosmico, si mettano alla guida delle loro auto, facciano manovra e boooooooooooooooom! prendano in pieno la mia vespa, la facciano cadere rompendo il parafagno a lei e i macarons a me, e scappino -da veri uomini virili quali sono- senza lasciare numeri di telefono, recapiti, indirizzi, niente.

Capita, quindi, così che la iaia venga a scoprire che un'ubriacatura di un povero demente analfabeta venga a costarle (a lei, astemia) la modica cifra di 240€.

Tamarri, tremate. E incominciate a scappare.

martedì 8 febbraio 2011

De Amicitia

Avevo in mente di scrivere questo post già da un po' di tempo, poi un breve scambio di battute su Twitter mi ha convinto a decidermi di aprire una pagina bianca e di riempirlo di parole. L'amicizia. Sembra facile.
E invece è la cosa più complicata che possa esistere.


"Legame sentimentale basato su affinità di idee e reciproca stima".

Non esiste niente di più labile, insomma. I parenti non te li scegli, ma sei legato a loro da un dovere ("bhè, sai, è la famiglia..."), bene o male almeno una volta all'anno te li ritrovi tra i piedi, costretto a convivere con loro.
Gli amici invece te li scegli, e -una volta scelti- te li devi anche mantenere.

E questo è il dramma. Perchè poi, in fondo, le vostre idee non possono essere tutte poi così affini e la stima nel tempo può anche andarsi a far benedire.
Crescendo ho imparato che mantenere (ma anche far nascere, a volte) un'amicizia è un'operazione politica: all'inizio devi essere simpatico, positivo, gentile e poi devi farti sentire, chiamare, scrivere. Perchè in fondo un'amicizia è come una pianta: per farla crescere e mantenerla viva devi curarla.


Io fin da piccola ho sempre desiderato un'amica del cuore. Una di quelle amiche con cui condividere tutto, a cui fare confidenze, da chiamare quando sei disperata. Un'amica che ti consoli e da consolare a tua volta. Una persona di cui senti il bisogno e che senta bisogno di te. Un rapporto sincero, una sorta di "altra te" di cui ti puoi fidare al 100%. Con cui fare tutto.

"Mannaggia, prova in un'altra vita, iaia".


Sarà il mio carattere (non proprio
perfetto, eh! anzi..), sarà che non sono molto diplomatica e in più mettiamoci che sono anche parecchio ingenua su certe cose, sarà a causa di tutte queste cose, ma devo confessarvi che ho sempre ricevuto delle gran stangate nella mia vita.

La più grossa di tutte è durata tre anni, con una ragazza conosciuta qualche mese prima della maturità. All'inizio sembrava scoppiato l'amore. Ho sempre invidiato quelle ragazze che, appena conosciute, trovano subito quella particolare confidenza che permette loro di diventare amiche e anche in maniera profonda. Ho pensato: "Questa è la volta buona!"
In seguito ci sono stati tre anni di continua "convivenza" più o meno forzata che all'inizio mi rendeva felice e mi entusiasmava mentre poi, con il passare del tempo, è diventata un filino stretta e invasiva. Io tendo ad essere un po' "selvatica" (vedi pessimo carattere di cui sopra), ho bisogno dei miei spazi e dei miei tempi, amo passare i miei momenti da sola, anzi, ne ho proprio bisogno: troppa compagnia tende a soffocarmi, devo fermarmi un attimo e ragionare per conto mio in mezzo ai miei pensieri.
Probabilmente alla base c'era una mancanza di rispetto; più si andava avanti, più capivo che il rapporto che c'era era esclusivamente univoco e questo mi infastidiva non poco. Io ero pronta a lanciarmi in mezzo al fuoco e in cambio venivo utilizzata modello zerbino.
Lei sì, io "scusami ma mi stanno chiamando!" oppure"uh guarda, non me lo dire, a me è sucesso di peggio, tipo che blablablablabla"
. Mi sono fatta coraggio e le ho parlato, ma no, ero io che mi sbagliavo e fraintendevo, comunque " se ti da così fastidio cambio".
Ecco grazie, mi faresti un favore.

Seh, come no. Uguale a prima. E allora ciao, e stavolta senza discorsetti. Trancio netto come solo io riesco a fare, tanti saluti e per me sei morta.

Ovviamente la sto semplificando molto, ce ne sarebbero di cose da scrivere e da raccontare da per amore di tutti evito.
Col senno di poi ho comunque capito che avevo a che fare con una persona vuota come un cocco e che forse quei tre anni mi sono serviti per il futuro ad andarci coi piedi di piombo . Cosa che sto facendo, forse anche fin troppo.
Perchè è vero che io nell'amicizia dò tutta me stessa, però al piano dell'amicizia ci devo arrivare.

Dopo quello che mi è successo (quello che vi ho raccontato prima non è un caso isolato, ce ne sono molti altri, ma non ho voglia di scriverne) ho capito che i miei rapporti con le altre ragazze sono così:


1) Prima di tutto parto prevenuta e sulla difensiva: tutte le ragazze che mi circondano sono antipatiche e questo nasce da un confronto che faccio di me stessa con loro. Naturalmente hanno
come minimo almeno un aspetto (fisico, caratteriale, ecc) migliore di me e per questo le odio. Loro sanno di essere migliori per cui mi disprezzano (questo è il film che mi faccio nella mia testa).

2) Poi le "annuso" un po', modello cane ai giardinetti, e scopro che poi alla fine non sono così male.


3) Anzi, sono proprio simpatiche. Non mi dispiacerebbe rivederle e fare quattro chiacchiere. Oh mioddio ma abbiamo gli stessi gusti! Io la amo! Deve diventare la mia BFF, saremo amiche per la vita, sforneremo pargoli a tempo i quali a loro volta diventeranno amici per la pelle e ci faremo compagnia a vita.

4) ....

E qui c'è il crollo. Come faccio a farmela diventare amica? Eh, già come si fa? Le scrivo? La chiamo? Parlando di web-amiche, le scrivo un commento? Una reply su Twitter?
A questo punto scatta un'insano meccanismo in cui il mio piccolo cervello mi suggerisce di andarci piano: "Non tartassarla che poi pensa che sei noiosa. Le hai già scritto due giorni fa, poi pensa che sei assillante. Sento telepaticamente che sta sbuffando, lasciala perdere per un po'". E io -polla- seguo i suoi consigli perchè poi chissà-cosa-pensa, si-annoierà, che-cavolo-vuole-quella-rompi-macarons-ancora.
E sbaglio tutto, perchè, a quanto vedo osservando gli altri, le amicizie nascono "parlando": io ti scrivo e tu mi rispondi. Poi ci sentiamo ancora e thò! guarda, un argomento in comune. Due argomenti in comune. Tre/quattro/cinque argomenti in comune. E poi scatta il "ho visto quella cosa e mi sei venuta in mente tu" e poco dopo il "oddio, oggi non ci siamo sentite, ci sarò qualcosa che non va?".


Così all'alba dei miei quasi 27 anni posso dire di aver capito qualche cosina, non posso dire di riuscire ancora a metterla in pratica ma per adesso ho trovato il mio equilibrio. Ho trovato un splendido legame con alcune ragazze senza sbilanciarmi troppo, però.
Mi è rimasto il vizio di -cercare- di studiare prima l'altro per vedere fino a che punto spingermi e la cosa drammatica è che se la prima mossa non la fa l'altro io rimango incastrata a vita.


Ma l'amicizia è una questione di affinità, no?




Ps. ok che il blog è mio e ci scrivo quello che voglio io, ma queste pagine da libro Cuore versione moderna bimbaminkia a voi interessano?
Perchè se no smetto all'istante! :P






lunedì 7 febbraio 2011

cOse a cAso

Due post a settimana. Yey! Un record! -.-'

Facciamo un po' di aggiornamenti random, tanto per. Sempre che voi siate interessati..

In settimana sono andata ben due volte al cinema a vedere Il Discorso del re e Hereafter.
Il primo mi è piaciuto molto, devo ammettere che la storia dell'Inghilterra in quel periodo mi mancava completamente (in verità mi manca tutta la storia di tutti i paesi. Sono una vera capra, in questo "campo" la mia memoria difetta in maniera imbarazzante). Adesso forse, ricordandomi di Giorgio VI come Colin Firth e di sua moglie Helena Bonham Carter, che poi altri non impersona che la Regina Madre, mi rimarrà in testa qualche cosa.
Il film è eccezionale, gli attori sono bravissimi e pure la cara vecchia Helena, smessi i panni della solita cattiva e antipatica di turno, mi è ritornata anche mezza simpatica.

A vedere Hereafter, invece, sono partita prevenuta: tutti mi dicevano che poi alla fine non era così bello, che Eastwood ne aveva fatto di migliori, che era deludente. E invece mi è piaciuto e anche parecchio! L'argomento non è certo dei più leggeri, non aspettatevi di trovarvi di fronte a Vacanze di Natale '98, ma io vado controcorrente dicendo che mi è piaciuto molto di più del tanto osannato Million Dollar Baby.
E comunque io ho passato mezzo film ad osservare come era vestita Cécile de France e a come le stavano terribilmente bene i capelli. E Matt Damon, cavolo come è peggiorato.


Sul fronte That's mine! mi sto dando parecchio da fare. Quindi se vedete il blog che pare mezzo bloccato, se vi state disperando sommamente perchè è da un mese che schiacciate sul quel maledetto tasto "aggiorna" e la pagina rimane sempre uguale, sappiate che non mi sto grattando le ginocchia!!
Ho in mente un'idea diabolica, che come tutte le mie idee diaboliche richiede un impegno stratosferico e che puntualmente o non riuscirò a realizzare o lo riuscirò a realizzare ma sarà una mezza ciofeca. Ciofeca per mancanza di fantasia/mezzi/strumenti/tempistica. Però sappiate che io mi sono impegnata tanto quindi siate buone e non ridetemi in faccia :)

Anche sul fronte blog (questo) la cosa non cambia molto. Voglio fare certe cose ma purtroppo ho un lavoro che mi prende otto ore al giorno e per le restanti 16 mi occupo del progetto-super-top-secret di cui ho appena sopra. Sob.
Ma io sono cocciuta e lo so che prima o poi riuscirò a far tutto. Poi imploderà ogni cosa (e io con loro) versione soufflè di spinaci cotto male e voi sarete qui a consolarmi.

Ritornando al cinema, settimane fa ho visto Immaturi (no, non sto partendo con una delle mie recensioni "mi è piaciuto tantisssssimo, è bellisssssimo, fa schiifissssimo) e come voi sapete, o non sapete, c'è un personaggio -di cui non faccio nomi per non spoilerare) il quale dichiara di essere un/una drogato/a di sesso, va alle riunioni tipo alcolisti anonimi e dice "Ciao, sono X e sono tot giorni che non faccio sesso".
Ebbene, io ho fatto la prova con lo shopping e sono arrivata a ben 8 giorni. Poi ho capitolato quando ho accettato di accompagnareMadreh in un negozio fuori città, dal quale sono uscita con un cappotto nero e un top color talpa con le ruches. Non va bene, non va bene affatto.

mercoledì 2 febbraio 2011

Se foste una famosa fashion blogger....

...voi chi sareste??
Lo sapete che l'universo fashion nel web mi interessa, sia nel bene che nel male, tantissimo.
E così mi vengono in mente questi giochini dementi (dovete rispondere qui o fare un post ad hoc sul vostro blog, se ne avete voglia! Avvertitemi poi, così lo vengo a leggere!) per mascherare malamente il solito e puntuale post di dichiarazione di amore profondo verso colei che più profondamente ammiro, ossia Mireia di my daily style!
La amo perchè è semplice ma originale, la amo perchè si veste veramente così per girare per la città, la amo perchè i suoi capi sono quelli che noi potremmo avere nell'armadio ma solo lei li sa abbinare così.
La amo perchè non si atteggia, perchè d'inverno fa vedere che ha tremila strati addosso e che ha il cappotto (magari in certe foto lo toglie, ma fa vedere che non gira a 10 gradi in blazer), perchè gli sfondi sono sempre perfetti, anche se ci sono dei cumuli di sacchi non ben identificati.
Perchè non propina tutti i giorni sue foto, ma pubblica abbinamenti di altre ragazze normali che la ispirano, collezioni di store on line e non, normali.
Perchè è elegante anche in t-shirt, pantaloni e sciarpetta, perchè coinvolge le sue follower, perchè ha degli sponsor ma non lo fa pesare.
Perchè ha tantissime cose di H&M, Zara, Asos, Mango e non si fa problemi a dire che è vecchio di quattro anni.