venerdì 28 gennaio 2011

Welcome!

Eccoci, dunque.
Vi presento la mia nuova casetta: tutto rimane pressoché identico graficamente (solo qualche piccola modifica), i post sono sempre gli stessi anche se mancano i commenti, cambia sostanzialmente l'indirizzo.
La motivazione è sostanzialmente dovuta al fatto che non sopportavo più Splinder. Sì, con le innovazioni dello pseudo New Splinder qualcosa era migliorato, ma non mi ci sentivo più bene dentro.


Perchè non salvava automaticamente i post, e quindi se facevi qualche cavolata prima di aver finito il post con tutte le sue immagini perdevi ogni cosa e dovevi ricominciare da capo (pensate che mi ero fatta un blog privato apposta, dove scrivere i post e salvare alla fine di ogni frase, in modo tale da non rischiare).
Perchè non ti fa salvare le bozze dei post. E a me piace scrivere un pezzetto, poi scriverne un altro e poi completarlo in un altro momento.
Perchè è pieno di maniaci che ti aggiungono come amico e di finti poeti maledetti che ti riempono di spam.
Perchè quando commentavo in altri blog non sapevo se lasciare l'url del blog su Splinder o firmare col mio account Google.
Perchè That's mine! è su Blogger e ora i due blog sono viscini-viscini!
Perchè su Splinder ormai non c'è più nessuno (maniaci a parte) e io mi sentivo sola come la particella di sodio nell'acqua Lete.
Perchè se c'è un solo motivo per cui posso abbandonare il vecchio Imageshake lo faccio immediatamente (e il motivo c'è: Blogger ha l'upload delle foto interno ed è SEMPLICE).


Non vi dico la fatica per il trasloco.
Prima di tutto per la scelta dell'url. Volevo abbandonare infatti il "That's mine!" per dedicarlo esclusivamente al -concedetemelo- marchio, per cui avevo bisogno di un nuovo nome e di una nuova idea. Brillante, possibilmente, non siamo mica qui a pettinare le bambole.
Mi viene in mente qualcosa. Provo a inserirlo: già occupato da un blog con un unico post risalente al 2006. Mannaggia.
Prova con quest'altro. Già occupato. Zero post, blog vuoto. Vabbè, ma allora sono sfigata.
Un altro ancora. Stavolta i post sono due ma risalenti al 2004.
Le idee incominciano a scarseggiare, così digito su Google "english idioms", non sia mai che esca qualcosa di ecclatante!
E fu così che scoprii l'esistenza della frase "Just my cup of tea" che significa "Una cosa che proprio mi piace": si parla di tè per cui non potevo non amarla all'istante!
Ecco, avete presente Maurizio Lastrico a Zelig quando fa "Nuoooooooo!"? Allora avrete anche presente la mia faccia quando ho scoperto che anche questo ennesimo url era occupato. E se cambiassi "my cup of tea" in "my tea cup"?? Lo googolo per sapere se si dice anche in questa maniera e salta fuori un intervista di Lady Gaga in cui dice "it's just my tea cup". Bene, se lo dice la Gaga siamo a cavallo. Speriamo solo che non sia un modo di dire osceno o strampalato perchè mi sembra che con il personaggio ci siamo proprio :/


L'indirizzo è stato quindi faticosamente deciso. E mo'? E mo' trasferiamo tutto, io mica voglio lasciare i miei post di là scusa, non li voglio abbandonare!
Nella bacheca di Blogger leggo "importa blog". Peccato che quel maledetto di Splinder non lo faccia esportare.
Provo a cercare qualche dritta e incappo ovunque in istruzioni tanto complicate che in confronto sottrarre un file al pentagono è come rubare le caramelle a un bambino.
In pratica avrei dovuto esportare (non si sa come) il blog da Splinder a Iobloggo. Da lì esportarlo su un programma di Wordpress (anche qui non si sa come). Poi successivamente e misteriosamente su Wordpress. E infine su Blogger.
Il tutto, ammettendo per assurdo la perfetta riuscita di queste novantamila operazioni, rischiando fortemente di perdere i commenti.
Ma allora faccio prima a copiarmi a mano tutti i post che voglio e lasciare aperto il blog vecchio così se voglio andarmi a vedere (o se volete voi) un commento particolare vado e me lo leggo!


Se siete arrivate fino in fondo vi stringo la mano e vi dò una pacca sulla spalla: avete superato il test! :D
Scherzi a parte, prometto che i miei post non saranno più così noiosi (o almeno spero).
Tutto questo papiro era per dirvi:

BENVENUTE A TUTTE NELLA MIA NUOVA CASETTA!!


martedì 18 gennaio 2011

New York: Part 3. A few advices.

Vi rompo ancora un po' i macarons con New York, sempre che voi siate d'accordo!
Prima di partire assillavo le persone che sapevo aver già visitato la Grande Mela per avere informazioni su posti particolari, i classici mini locali che non si trovano sulle guide o si confondono in mezzo a mille altri indirizzi.
Visto che in questi giorni ho ricevuto la mia prima richiesta di info, la giro anche qua, così magari può esser utile a chiunque possa essere interessato!

Cibo.
America + cibo = Fast Food anni '60, quelli con gli sgabelli cromati e la lista delle canzoni del juke box al tavolo. Altro che Mac Donald. L'atmosfera giusta si trova da Johnny Rocket: sembra di ritrovarsi catapultati ai tempi di Happy Days! Il personale è gentilissimo, il menù prevede una vasta gamma di sandwich con hamburger (buonissimo e non sintetico) e contorno di patatine fritte. (Consigliato da Silvia, thanks!)


Obbligatorio per gli amanti del film Forrest Gump: a Time Square si riesce a distinguere a fatica, ma se si osserva bene, in mezzo ai centinaia di cartelloni pubblicitari luminosi, si riesce a scovare quello di Bubba Gump Shrimp Co.

"Il gambero è un frutto del mare, te lo puoi fare sia arrosto, bollito, grigliato, al forno, saltato, c'è lo spiedino di gamberi, gamberi con cipolle, zuppa di gamberi, gamberi fritti in padella, con la pastella, a bagnomaria, gamberi con le patate, gamberi al limone, gamberi strapazzati, gamberi al pepe, minestra di gamberi, stufato di gamberi, gamberi all'insalata, gamberi e patatine, polpette di gamberi, tramezzini coi gamberi... e questo è tutto mi pare."

Ovviamente il menù è composto quasi esclusivamente da gamberi di ogni tipo. Un filino pesante da digerire, ma è divertente per l'arredamento, i camerieri sono simpaticissimi, è ottimo quindi per farsi due risate.

www.bubbagump.com



Sempre per cena è molto carino Pio Pio. Scoperto attraverso la Lonely Planet e consigliato anche da altre persone, è stata una scelta decisamente valida.
Trattandosi di una catena, esistono vari locali sparsi per tutta New York. Quello in cui sono stata io è quello nell'Upper East Side: all'inizio sono rimasta sconcertata dalle dimensioni ridotte del locale e dalle luci -molto- soffuse (decisamente molto ambient), ma appena si assaggia il loro fenomenale pollo arrosto marinato in una ricetta segreta a base di spezie, ci si dimentica di tutto. Le porzioni sono molto molto abbondanti per cui, se non siete particolarmente affamati, vi consiglio di dividere la vostra ordinazione con qualcuno.

www.piopio.com



Sempre sulla Lonely Planet abbiamo trovato e siamo rimasti piacevolmente colpiti da Hill Country, nel Flat Iron District. Se vi piace il barbeque alla texana è il locale che fa per voi!

www.hillcountryny.com



Se avete voglia di assaggiare una delle cheesecacke più buone della città e ammirare a bocca aperta dei coloratissimi cupcake, il mio consiglio è quello di evitare la sempre affollata (soprattutto da italiani) Magnolia Bakery e andare da Two Little Red Hens, magari per fare merenda dopo la visita al Guggheneim.
L'atmosfera è molto casalinga (sembra di entrare in una vecchia casa di campagna), la cheesecake è da sciogliersi e le decorazioni delle torte nella vetrinetta sono da foto!

www.twolittleredhens.com


Per i pranzi veloci e sani, le catene Pret a Manger, Fresh&co ma soprattutto Le Pain Quotidien sono l'ideale. In ogni caso, se il periodo vacanziero coincide con una stagione fredda, vi consiglio di provare ovunque le zuppe: voto 10+!

Negozi.
Ecco, parliamone.
Saranno stati i giri da turista obbligatori per la prima volta che si visita una città.
Saranno stati i due maschietti che ti facevano pesare da morire quei cinque minuti in più passati da Victoria Secret.
Sarà che critico tanto i turisti italiani, ma da Hollister, A&F e Tiffany un giro l'ho voluto fare a tutti i costi.
Sarà dovuto a questo e a molto altro, ma io dallo shopping newyorkese sono rimasta profondamente delusa. Tutti i negozietti che nella mia testolina mi aspettavo di trovare lungo la strada erano in verità locali per mangiare, aperti a tutte le ore, una cosa incredibile!. La Grande Mela non è certo una città in cui si rischia di morire di fame causa assenza di locali.
Per cui ho ben pochi consigli da darvi.

Se avete tempo e voglia, mettetevi a spulciare per benino Century 21, vicino al WTC, dove si possono trovare capi di marca scontati. Mi raccomando però: preparatevi all'apocalisse e ad atmosfere da terza guerra mondiale e partite con la volontà di perdere del tempo a passare tutto gruccia per gruccia.

Se siete appassionate delle AllStar sulla Broadway a SoHo c'è il monomarca che vende le Chuck Taylor a 45$ e dà la possibilità di poter stampare al momento ciò che si vuole sulle proprie scarpe appena comprate.

Negozi un po' più di concept e più carini si trovano all'inizio della High Line (da percorrere, anche per un breve tratto, ve la consiglio!) al Meatpacking District.

EVITATE con tutto il cuore Abercrombie e Holister se volete eliminare ogni possibilità di attacco cardiaco multiplo.

Forever21 è una catena carina, un po' un H&M, ma con cose più graziose. E' ovunque.

Albergo.
Quello che abbiamo prenotato noi è stato il Radisson Lexington, all'incrocio tra la Lexington Av. e la 48th St. Avevamo gentilmente chiesto di poter essere alloggiati ad un piano alto: le nostre stanze erano al 6° e 9° piano (su 23).
Le stanze sono claustrofobiche, il letto minuscolo.
Se utilizzi lo shampoo una sera, sognati di lavarti i capelli la sera successiva (non ti cambiano il boccettino ma te lo lasciano lì, per tre quarti vuoto).
Pretendono che due persone che alloggiano per una settimana se la cavino a sistemare il proprio abbigliamento su sette grucce ed una mensola.

Per il resto la posizione è comodissima (rimane dietro al Rockefeller Center), molto vicina alla metropolitana ed è molto pulito.
La wi-fi è gratuita ma solo nella hall e se siete amanti di Starbucks (io ho cominciato ad odiarlo proprio durante questa vacanza) trovate una mini-caffetteria proprio nell'albergo.
Fate vobis!

Per il vostro viaggio vi consiglio comunque di tenere d'occhio il sito www.nuok.it: è scritto da italiani che vivono nella grande mela e forniscono consigli su tanti temi (cibo, locali, arte, ecc.) ed è veramente affidabile! Se avete tempo spulciatelo per benino e annotatevi i vari indirizzi!

venerdì 14 gennaio 2011

MyCuppa Coffee&Tea

Siete tanto imbranati da non riuscirvi neanche a preparare un tè o un caffè come si deve? Niente paura: ai tipi come voi ha pensato Suck, uno studio inglese di designer.
Le strisce colorate dentro MyCuppa, con tanto di codice à la Pantone, poste all'interno della tazza vi faranno da guida sul dosaggio del latte da versare:







Il prezzo è modico: 7.50£ sul sito www.suck.uk
Vi suggerisco di sfogliarvi tutto il catologo degli oggetti in vendita, ci sono di certe genialate! :D

giovedì 13 gennaio 2011

New York: Part 2

Eccoci arrivati al second round.
Purtroppo non ho fatto tante foto come quelle che avrei voluto, ma le temperature pseudo polari mi impigrivano e il pensiero di togliermi i guanti mmm... mi faceva desistere.
Meglio per voi, così non dovete sorbirvi post chilometrici di foto noiosissime.
Una persona può comprarsi i libri di fotografia che vuole, frequentare mille corsi, avere attrezzature costose, ma diciamoci la verità: le foto che si guardano di più, quelle che rimangono più in mente sono le foto IDIOTE. Per quelle il freddo non esiste, e non mi tiro indietro neanche come
modella.
Quella che state vendendo è una di quelle: stavamo per entrare al Met, che non è il Metropolitano Museum, no: è il set dei pranzi delle prime puntate di Gossip Girl. Dentro di me le due opposte sensazioni (bimbaminkia e snob-superiore-a-certe-cose con il soppracciglio alzato e lo sguardo sprezzante) combattevano la lotta greco-romana all'interno del mio vuoto cervello: mi vergogno troppo a farmi fare la foto da sola, poi come lo giustifico alle persone normali?
"Gabri, siediti sugli scalini chè devo fare una foto."
"
Perchè?"
"Poi te lo spiego. E fai finta di bere lo yogurt."
"
Ma..."
"FAI FINTA DI BERE LO YOGURT!!!"

Il risultato è, come è stato soprannominato dalla Ari, King G. Il nuovo soprannome gli piace assai, per cui sono stata perdonata per la figuraccia che gli sto facendo fare per tutto il web.







Sulla ormai celeberrima LOLLY Planet avevo letto che un vero Newyorkese si riconosce quando incrocia una celebrity lingo la strada: non la nota nemmeno e tira dritto, abituato com'è a condividere la propria città con attori, modelle e altre persone appartenenti allo showbiz. "Ovvio", penso io.
Bhè, a Central Park ho dato modo a tutti di notare quanto poco Newyorkese sia io. Arriviamo alla pista di pattinaggio e vediamo che la terrazza panoramica sopra è bloccata, non fanno entrare. Bha, chissà perchè. E' piena di gente vestita in modo strano. Amen, raggiungiamo gli altri che stanno pattinando giù. Percorriamo la stradina e, a fianco a me, un ragazzo impazzito con una reflex in mano più supera correndo e incomincia a cercare di fotografare qualcuno sopra la terrazza. La scimmia curiosa che è in me si mette a sbirciare di sottecchi, cercando di far finta di niente. "Ma è Nateeeeee!!!!!" squoto Gabri per un braccio "E' Nate Archibald!!!!!!!" "Chiii?" "Ma sìììììì, l'attore di Gossip Girl!!!" "Iaia, sei sicura di stare bene?" "Certo che no, non vedi che sono in iperventilazione??"
Ecco, voi non ci crederete, ma quell'essere minuscolo che vedete al centro della foto è lui!


New York Pubblic Library

On the top of the Empire



High Line (con G. che accusava proprio dueeee lineette di febbre :D )





Ecco: credo di essere stata l'unica a non sapere che la tensione della corrente elettrica negli USA è diversa rispetto all'Europa. Immaginatevi me coi capelli fradici che provo ad attaccare il mio phon super potente-professionale da 220V a un coso che di volt ne sputa solo 110.
Il suono che usciva dal phon, anzichè simulare -come suo solito- il rumore di un tornado ustionante, faceva:
fuuuuuu. In più, il phon gentilmente offerto dall'albergo era senza becco, e appena provavo ad avvicinarlo alla spazzola saltava per surriscaldamento.
Somma crisi isterica multipla.
Lo stato dei miei capelli è stato immortalato anche in foto.



Foto scema di rito. tutto il MoMA ci guardava preoccupato.

Gabri si improvvisa fotografo, nonostante i miei capelli.

Amore mio, piccolo Guggheneim!

Basta, sofferenza del tipo "Ti invito a casa da me per vedere le diapositive" terminata!! :D

martedì 11 gennaio 2011

New York: Part 1

Ronf...
Vi devo avvertire che ho ancora i postumi da fuso orario, la notte di sabato sera ho dormito tredici ore e ieri sera all'una e mezza ero ancora con gli occhi sbarrati a fissare il soffitto. Batto con le dita sulla tastiera mentre la mia palpebra sta vibrando ad intermittenza mentre balla la macarena, per cui non riesco ad assicurarvi parole lucide (come al mio solito, quindi).

New York, New York, dicevamo.
I giorni prima della partenza li ho passati in uno studio matto e disperatissimo della guida: ogni consiglio da parte di amici, parenti, conoscenti, ogni indirizzo scovato su blog, siti, forum&Co. veniva gelosamente trascritto, annotato e segnato sulla LOLLY Planet.
Il risultato è che sono partita con 38 di febbre (aumentata a 39 sull'aereo) e la prima accoglienza che mi ha riservato The City è stata costellata dalla presenza di Draghi, apparizioni Madonnesche ovunque, strisce aeree volanti colorate (i fumi della tachipirina).
Ho odiato New York, il primo giorno. Ho odiato essere molla come uno straccio nella città dei miei sogni. Ho odiato la sensazione di colpa di mi diceva "Rimani a letto a dormire", ho odiato me stessa che mi obbligavo a scendere dal suddetto letto "perchè sei a NY, cacchio, non puoi rimanere in albergo, devi girare!". Ho amato mia madre per la montagna di medicine con cui mi fa partire sempre prima di ogni vacanza, ho amato il cocktail di sostanze chimiche che mi sono sparata, ma soprattutto ho amato Santa Rinazina che mi ha bruciato le sinapsi del cervello ma che mi ha permesso di apprezzare appieno l'odore di cipolla che aleggia perennemente nella Big Apple.

Da brava figlia della Tv americana il mio arrivo nella città che non dorme mai non mi ha colto impreparata. Film e telefilm dall'elevato spessore culturale quali Mamma ho ri-perso l'aereo, o Sex & The City, Gossip Girl e The City mi hanno offerto in tutti questi anni scorci di una città su cui ho sbavato per metà della mia vita. Piazze delle proporzioni gigantesche, enormi monumenti, vie sterminate mi attendevano oltreoceano.
Arrivo e trovo tutto in dimensioni lilliputziane (grattacieli esclusi). Il Rockefeller center e la sua pista di pattinaggio sono microscopici. Il megavialone dove Kevin ritrova la mamma è lungo venti metri. La Statua della Libertà è alta due mele o poco più. Il Guggheneim -che mi immaginavo enorme e svettante in un'enorme piazza- è microbico e soffocato dai palazzi snob della Fifth. E così avanti.
Insomma, in questo modo non va, maledetti film americani: ci prendete in giro.
Ma non facciamo i soliti lamentosi, genovesacci che trovano sempre il pelo nell'uovo e a cui non va bene niente, dai! :D
Scherzi a parte, New York naturalmente è una città favolosa, ma mi aspettavo che fosse più favolosa ancora :)

La prima mattina inizia con una bella colazione sana: pancakes che ti stroncano lo stomaco già alle nove di mattina. E perchè non metterci sopra anche un po' di sciroppo d'acero per rendere il tutto un filo più calorico?? :)

La Subway l'ho trovata particolarmente caotica e mal tenuta. Generalmente giro bene in metropolitana, ho abbastanza senso dell'orientamento ma l'ultimo giorno, cercando da sola di fare il cambio di linea di UN'UNICA FERMATA, per evitare di fare tre Av. a piedi, mi sono ritrovata nel Queens, via Roosvelt Island. Molto bene.

Eccola lì, piccina picciò, la Statua della Libertà. E non osate dire che era causa distanza elevata, è proprio piccola.














Lo so che in questo periodo dell'anno si ha la nausea di alberi di Natale, decorazioni e presepi, ma la foto di quello del Rockefeller non potevo non metterla! Come quello a De Ferrari, sì.





Lonely Boy from Brookling:

Una iaia felice e saltellante sul ponte di Brookling!




Potete notare un'unico fashionissimo autsfits per tutta la settimana: Woolrich, cappello col pompom peloso, guanti variabili tra quelli scrausi presi da Uniqlo l'anno scorso e un altro paio più pesante recuperato dall'armadio di Madreh durante una fase di ravattamento. E Lolly Planet perennemente in mano.

Parliamone. Questa è la foto che mi rappresenta di più di tutta la intera vacanza.

La iaia perplessa di fronte alla piccolezza della Statua della Libertà






Bella faccia -.-'



Cos'è questa targa? Volete fare una cena trash nel bel mezzo di Time Square? E allora andate da Bubba Gump! Una volta usciti non sopporterete più i gamberi e il film Forrest Gump, ma quando siete lì, al momento, le risate sono garantite (e i camerieri simpaticissimi ^^)!

"Il gambero è un frutto del mare, te lo puoi fare sia arrosto, bollito, grigliato, al forno, saltato, c’è lo spiedino di gamberi, gamberi con cipolle, zuppa di gamberi, gamberi fritti in padella, con la pastella, a bagnomaria, gamberi con le patate, gamberi al limone, gamberi strapazzati, gamberi al pepe, minestra di gamberi, stufato di gamberi, gamberi all’insalata, gamberi e patatine, polpette di gamberi, tramezzini coi gamberi… e questo è tutto mi pare."

Ps. La targa serve per far fermare il cameriere e per chiedergli chili di Alkasetzer per poter digerire quegli otto gamberetti fritti che ti si sono piazzati a metà stomaco e che digerirai dopo MESI.